sabato 20 dicembre 2008
Il Consiglio regionale nega il sostegno politico alla casa di cura. Appello della famiglia Englaro: giornali e politici si fermino. La Roccella: aderiamo alla moratoria. Ma un'associazione ricorre al Tar contro Sacconi.
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Giornata convulsa, quella di ieri, sulla drammatica vicenda di Eluana Englaro. La Regione Friuli Venezia Giulia si è chiamata fuori. Con il presidente Renzo Tondo. Poi ha rischiato di rientrare in pista, con un maldestro ordine del giorno che la impegnava rispettare i pronunciamenti della magistratura. Poi in serata il definitivo stop che ha messo fine a tutte le manovre. Anche grazie a un appello lanciato proprio da Beppino Englario e dalla moglie Saturna che hanno chiesto a «stampa e politica» di fermarsi «un attimo a riflettere» su tuta la vicenda. Punto e a capo, dunque. Si ritorna a Tondo e al suo: «La Regione si asterrà». Claudio Riccobon, amministratore delegato del Policlinico "Città di Udine", aveva chiesto l'altra sera precise garanzie allo stesso Tondo per accogliere Eluana ed accompagnarla alla morte. In pratica una copertura politica da parte della Regione che facesse da "scudo" dopo il pronunciamento fatto dal ministro Sacconi. Ieri, a metà giornata, il presidente ha risposto chiaramente di no. Seppur a malincuore, essendo amico della famiglia Englaro. Ma nel pomeriggio, in Consiglio regionale a Trieste, dove è in corso il dibattito sulla Finanziaria 2009 con il voto in piena notte, Alessandro Colautti, di Fi, e Alessandro Tesini, del Pd, hanno presentato un ordine del giorno - bipartisan, quindi - che, se approvato dall'Assemblea, impegnerà la Regione a rispettare i pronunciamenti della magistratura. E, quindi, a non mettere comportamenti tali da non togliere copertura all'istituto. In viale Venezia a Udine, dove ha sede la casa di cura, si continuava dunque a sperare: di non essere lasciati soli. La volontà di portare Eluana, infatti, c'era ancora tutta. Ma, evidentemente, non a rischio dell'accreditamento al servizio sanitario regionale. E di altre responsabilità. Ieri, i rappresentanti della clinica si sono incontrati con il procuratore della Repubblica Biancardi di Udine per informarlo sui protocolli di accompagnamento alla morte della giovane in stato vegetativo persistente da 17 anni. «Come andrà a finire? Quando sono stato messo a conoscenza in maniera riservata della questione, lo sapevo e avevo anche detto di saperlo, ma adesso che la vicenda ha preso questa impennata devo dire che non so come andrà a finire»: così il presidente Tondo aveva iniziato la giornata. Arrivato in consiglio regionale, di fronte alle insistenze di chiarire la sua posizione istituzionale, Tondo aveva in certo qual modo ceduto: «C'e' stato un intervento del Governo che io ho giudicato legittimo ma di fatto non efficace. Così come il Governo, secondo me, doveva astenersi, così si asterrà la Regione. Il Policlinico "Città di Udine" deve fare una scelta all'interno delle sue prerogative: la faccia». «È proprio quello che volevamo», hanno commentato assessori e consiglieri dell'Udc che erano contrari ad ogni possibilità che il Friuli accogliesse Eluana. I quali, poche ore dopo, al maturare dell'ordine del giorno, hanno protestato. «Il presidente Tondo aveva chiesto in quest'aula il massimo riserbo. Un ordine del giorno siffatto non risponde certamente a questo proposito». Considerando la piega che stava prendendo il dibattito in aula, Pietro Fontanini, presidente della Provincia di Udine e segretario regionale della Lega, è intervenuto direttamente, con una propria nota, per dare esplicitamente l'altolà: «Eluana Englaro non deve essere portata a morire in Friuli, terra di vita». Nel frattempo anche Forza Italia chiedeva a Collutti di rinunciare. Rimaneva Tesini col cerino acceso, indaffarato a raccogliere firme. Poi, l'appello in serata di Beppino Englaro. Che sopiva i bollenti ardori anche in aula. Al padre di Eluana aveva scritto una lettera aperta, l'altro giorno, Giovanni Trevisan, del forum della Famiglie del Friuli Venezia Giulia, invitandolo a riconsiderare la sua posizione. E vicinanza alla stessa famiglia Englaro aveva manifestato, in giornata, anche la consulta dei laici dell'arcidiocesi di Udine, ribadendo comunque l'impegno per la vita e raccomandando la preghiera. La Consulta, si legge nel messaggio, «Esprime la piena adesione ai contenuti espressi nel messaggio dell'arcivescovo e con mons. Brollo si sente umanamente vicina alla famiglia Englaro e a tutti coloro che vivono in analoghe situazione di sofferenza e di angoscia nelle proprie abitazioni e nelle strutture assistenziali».
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